Sin City – Una donna per cui uccidere è un’intensa esperienza audio-visiva che colma gli occhi dello spettatore ma ne spoglia la mente. Dopo aver replicato il flop al box office negli Stati Uniti (incassando ancora meno del precedente capitolo), Sin City – Una donna per cui uccidere tenterà di conquistare il pubblico italiano dal 2 ottobre.
La giovane Lucy, costretta a portare una valigetta carica di droga, cade nelle grinfie di alcuni criminali che decidono di usarla come corriere, impiantandogli nell’addome un carico di una sostanza sperimentale.
Ambientato nel futuro, in una società dove tutte le differenze tra individui sono state annullate e non esiste possibilità di scelta, la vita scorre tranquilla e asettica.
Potrei definire in vari modi questo film di Jonathan Glazer, uno, tra i tanti, che arriva al cinema dopo un'onorata carriera nell'ambiente degli spot pubblicitari: straniante, asettico, algido, minimale, criptico. Ma l'aggettivo che meglio gli si confà è coraggioso.
Diretto da Scott Cooper (regista abbastanza promettente), prodotto da Di Caprio e Ridley Scott, interpretato da Christian Bale, Woody Harrelson, William Defoe e Forest Whitaker. Non sembra perfetto? Si, sembra ma lo è solo in parte. Il film di cui sto parlando è Il Fuoco Della Vendetta, la storia di Russell e suo fratello Rodney, i quali vivono in una situazione di povertà e di difficoltà generale sperando in qualcosa di meglio.
Sono passati anni da quando delle scimmie rese più evolute da un virus confezionato dagli uomini sono evase e hanno combattuto gli esseri umani sul ponte di San Francisco. In questo periodo la razza umana è stata quasi annichilita da quello stesso virus che si è rivelato per loro letale, è rimasta in vita solo una piccola percentuale di persone naturalmente immuni.
C’è chi sostiene che i film di Michael Bay siano la morte del cinema, definizione della quale il regista di Los Angeles in genere ride guardando le montagne di milioni di dollari generate dalle proprie pellicole.
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